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La medicina moderna ci sta portando verso l'esasperazione specialistica isolando il controllo e la terapia da parte del medico a specifiche zone di sua competenza e conoscenza.

La medicina cinese con l'omotossicologia invece non separano il corpo umano; sostengono anzi che se si verifica una sintomatologia in una zona del corpo non necessariamente la causa è in quella zona ma può provenire da altre parti come manifestazione di alterazione del meccanismo umano di funzionamento.

Ecco perchè una patologia dentaria (es. gengivite cronica) non necessariamente ha una provenienza locale ma può essere causata da una patologia intestinale e viceversa. Pertanto sempre nel caso della gengivite ha poco senso curarla localmente ma ha più importanza curare l'intestino con farmaci omotossicologici che non danneggiano chimicamente il "sistema" uomo.

 

Qualche cenno storico

Come avviene molto spesso, anche nel principio omeopatico di guarigione, il caso ebbe un ruolo determinante. Circa 200 anni fa il medico Christian Hahnemann, mentre stava traducendo in tedesco un'opera medica, la materia medica di Cullen, riscontrò una descrizione confusa degli effetti della corteccia di china, secondo la quale la china avrebbe avuto capacita' di guarire la febbre malarica eccitando l'attività gastrica. Rimase soprattutto colpito dall'osservazione che i lavoratori della corteccia di china (allora utilizzata per preparare febbrifughi e ricostituenti)accusavano dei disturbi, determinati dall'intossicazione delle polveri di corteccia di china , molto simili ai sintomi della febbre malarica. Egli, partendo da questa riflessione,prese la decisione di fare qualcosa che allora rappresentò una novità in assoluto, cioè provare su se stesso gli effetti della corteccia di china. Iniziò così una nuova epoca della medicina, quella della farmacologia sperimentale.

In seguito il dr. Hahnemann provò molte altre sostanze sia su se stesso che su altri soggetti sani con il metodo sperimentale da lui inaugurato, e che chiamò “sperimentazione farmacologica omeopatica o patogenesia”. Attraverso una ricerca di base precisa, arrivò, dopo innumerevoli prove, alla conclusione che tutte le sostanze da lui studiate provocavano nell'uomo sano un effetto caratteristico simile ad una malattia. Chiamò questo stato patologico "malattia da farmaco". I sintomi rilevati (e comuni a tutti gli esperimenti) provocati da una stessa sostanza su individui diversi furono raccolti da Hahnemann sotto il nome di “Materia medica della sostanza”. Cominciò così ad utilizzare sui malati i rimedi sperimentati come farmaci in quei casi in cui il quadro patologico presentato dal paziente corrispondeva al quadro del farmaco o, detto inversamente, quando i sintomi della malattia rappresentavano l'immagine riflessa dei sintomi provocati dal medicinale.

Questo principio della similitudine in Omeopatia fino ad oggi non è cambiato. Se per esempio si presenta uno stato febbrile, che può essere provocato in modo similare, in via sperimentale, dalla corteccia di china, il paziente riceve, quale farmaco, la corteccia di china stessa, ma in dose omeopatica. Nell'utilizzo pretico di questo principio terapeutico, si arrivò alla conclusione che la somministrazione delle sostanze originarie, troppo concentrate, magari velenose, provocava nel malato un peggioramento iniziale, che corrispondeva ad una esacerbazione di tutte le manifestazioni della malattia. Questa osservazione portò all'applicazione del principio della diluizione. Le diluizioni dei farmaci omeopatici vengono effettuate secondo un gradiente preciso, di base decimale o centesimale, dove la decimale rappresenta una diluizione 1/10, la centesimale di 1/100; ad ogni diluizione si effettua un potenziamento di dinamizzazione mediante succussione (recentemente è stato spiegato scientificamente il meccanismo legato alle molecole di acqua). La diluizione, però, non è il principio fondamentale in Omeopatia.

Come è ben noto, oggi si usano anche nella medicina Convenzionale diluizioni di sostanze attive, ad es. di tubercolina, di ormoni, di vitamine, di oligoelementi ecc. La caratteristica essenziale del farmaco omeopatico, pertanto, non è la diluizione, bensì l'uguaglianza speculare tra il quadro farmacologico del farmaco e lo stato patologico presente nel paziente. In teoria, qualsiasi sostanza potrebbe diventare un omeoterapico, se utilizzata secondo le regole fondamentali dellOmeopatia, cioè secondo il suo quadro farmacologicopatogenetico ed in base alla sua tossicologia. Il dott. Hahnamann chiamò il suo principio curativo appena scoperto “Omeopatia” perchè si basa sula regola del simile.

Il principio omeopatico è molto diffuso in natura; si pensi al principio dell'eco, delle matrici (in tipografia) in cui un'immagine speculare simile produce un'altra immagine; ancor meglio si pensi al principio del negativo e del positivo della fotografia. Nonostante le critiche dei detrattori l'Omeopatia è sopravvissuta fino ad oggi, non solo in Germania, main tantia altri paesi.

Va sottolineato che il metodo e la farmacologia omeopatica non sono cambiati dal 1796 ad oggi, e ciò è ovvio visto che si basano su un principio della natura. Da ricordare che un altro medico sfruttò il principio omeopatico, il dr. Bach, inglese, che li utilizzò in maniera specifica per le patologie della psiche sfruttando i fiori delle piante (“fiori di Bach”) e che ancora oggi vengono usati in tutto il mondo.

Si è riusciti soltanto negli ultimi anni a chiarire il meccanismo di azione del farmaco omeopatico, grazie ai risultati di un nuovo ramo della ricerca: la ricerca omotossicologica cioè letteralmente, la ricerca dei fattori velenosi per l'uomo (omotossine).

Da questi studi è scaturita una nuova immagine globale della Medicina basata sui risultati più moderni delle ricerche biochimiche, fisiologiche, farmacologiche e mediche in genere.

L'omotossicologia parte dal presupposto che tutti i processi vitali avvengono con trasformazioni chimiche. È quindi di fondamentale importanza identificare quei principi chimici che, in caso di malattia, sono identici ai veleni che hanno portato alla manifestazione patologica. Queste sostanze patogene, dopo somministrazione dell'appropiato omeoterapico, si possono riscontrare nelle escrezioni oppure come pus durante il trattamento omeopatico di ascessi.

Secondo l'omotossicologia tutti quei processi, quadri clinici e manifestazioni che noi chiamiamo malattie sono espressione della lotta dll'organismo contro tossine per renderle innocue e poi espellerle. L'organismo può vincere o anche perdere questa battaglia, in ogni caso, quei processi che noi chiamiamo malattia, non sono altro che utili funzioni biologiche, tendenti alla difesa contro i fattori tossici, finalizzate cioè alla disintossicazione naturale.

L'organismo cerca comunque di compensare i danni subiti e che non era nel frattempo riuscito a neutralizzare. Si sa da tempo che la febbre, per esempio, non è affatto una reazione senza scopo, ma è un segno di intensificata attività immunitaria, tant'è che si è cercato anche di provocare la febbre a scopo terapeutico.

Si può parlare di medicina olistica anche in odontoiatria?

Le tecniche diagnostiche utilizzate dalla medicina, moderna ci permettono di analizzare tutti i sintomi locali delle malattie ed individuarne l'origine e le cause. Ci si chiede, sempre più spesso, però, se tutti questi sintomi abbiano effetivamenete origine da fattori locali o monocausali.

Anche in odontiatria ci si trova di fronte alla stessa problematica. Le terapie odontoiatriche locali infatti, si dimostrano spesso troppo superficiali nella cura delle infiammazioni croniche, dei denti o della regione mascellare, che hanno poi ripercussioni sulla regolazione dell'intero organismo.

Le numerose “specializzazioni” della medicina rischiano di farci perdere di vista l'essere umano nella sua totalità, poichè si considerano solo i sintomi dominanti. “La sintomatologia oggettiva è solamente la superficie, dietro la quale si nasconde la malattia soggettiva.

Le malattie sono disturbi di regolazione e devono essere valutate in base alla capacità di regolazione individuale e all'organizzazione funzionale.

Così afferma U.G. Randoll, della Clinica Universitaria di chirurgia stomatologica, ortognatodonzia e chirurgia maxillo-facciale di Erlagen. C.F. Claussen, direttore dell'Istituto di Ricerche neurootologiche di Bad-Kissingen cosi' esprime il concetto di salute:
"”La salute non è una condizione statica; al contrario essa rappresenta un equilibrio di flusso dei processi biologico-cibernetici che agiscono sul piano strutturale, funzionale ed emozionale, a seconda delle variazioni interne ed esterne. Tali variazioni possono essere provocate da stimoli dell'ambiente esterno (sovraccarichi dovuti al lavoro, allo sport, ad abitudini scorrette) e a fattori interni di disturbo (intossicazioni o carenze alimentari, veleni, omotossine, batteri, virus o parassiti). L'organismo deve reagire e adattarsi continuamente a tali condizioni. Questa autoregolazione favorisce anche la difesa contro tossine e parassiti".

Diventa così di fondamentale importanza il perfetto funzionamento del sistema immunitario, obiettivo a cui tendono le cosiddette terapie olistiche o biologiche che hanno come scopo la stimolazione dell'intero organismo mediante una rigenerazione ed un rafforzamento del sistema immunitario mediante terapie che considerino le condizioni oggettive, soggettive, molecolari-strutturali ed energetico-psichiche. Queste terapie hanno una loro dimostrata validità in particolare nelle malattie croniche.

La psico-neuro-endocrino-immunologia (PNEI)

Studia i complessi meccanismi di comunicazione e interazione tra il sistema immunitario, endocrino e nervoso. In conclusione: una patologia a carico del sistema odontoiatrico può avere un'origine da un altro sistema e viceversa; diventa indispensabile conoscere le connessioni e rapporti tra vari apparati non dimenticando mai la sfera mentale affrontando la patologia con meccanismi naturali che inducano l'organismo a reagire e a riportare l'individuo nello stato ottimale di salute.

 
     
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